Lavorare con la partita Iva ma avere la comodità dello stipendio non sarebbe male…
Ma è impossibile, vero?
E se ti dicessi che invece si può?! Mi crederesti?
Tieniti forte perché oggi si fa sul serio.
In questo articolo infatti ho deciso di rivelarti come unire la sicurezza dello stipendio al tuo spirito imprenditoriale.
Per farlo devo svelarti qual è l’errore più comune che rischi di commettere se inizi a lavorare con la partita Iva.
Oggi niente teoria ma 100% pratica.
Infatti, ti mostrerò qual è questo errore raccontandoti la storia di chi lo ha commesso.
Infine ti spiegherò qual è l’unico modo per evitarlo. Un vero “dietro le quinte” di come gestiamo i clienti nel mio studio.
Sei pronto? Si comincia!
Lavorare con la partita Iva: Ecco l’errore più comune
Quella che ti sto per raccontare è una storia vera.
Purtroppo è una storia triste. Una di quelle senza il lieto fine.
Ho deciso di parlarne pubblicamente sul mio blog perché voglio evitare, per quanto mi è possibile, che altri facciano lo stesso errore che ha commesso Filippo.
Iniziamo.
Filippo lavorava come dipendente con un contratto a tempo indeterminato presso un’azienda nel settore della comunicazione.
Il suo lavoro non lo realizzava completamente ma tutto sommato a lui andava bene. Lo stipendio non era male, aveva parecchi giorni di ferie e i colleghi erano simpatici.
A un certo punto però la crisi colpisce anche la sua azienda. Prima arriva la cassa integrazione e poi il licenziamento.
Filippo non è il tipo che si butta giù e, da buon ottimista qual è, pensa: “Se si chiude una porta, si apre un portone”.
E quindi inizia a fare ciò che generalmente fanno tutti quelli che hanno vissuto questa situazione: ore e ore passate su siti di offerte di lavoro, aziende interinali e così via.
Purtroppo però le cose non vanno come sperava. Il portone non si apre.
Filippo non si dà per vinto e un pomeriggio, stanco (o meglio esasperato) all’idea di mandare il milionesimo Curriculum a cui nessuno risponderà, prende la decisione di aprire la Partita Iva.
Anche perché – lo sanno tutti – in Italia è più facile lavorare con la Partita Iva.
E di questo Filippo se n’era già reso conto. Infatti tra le migliaia di aziende a cui aveva mandato il curriculum, alcune gli avevano risposto che “valutavano” solo contratti a Partita Iva.
E quindi decide di fare il grande passo. Iniziare a lavorare con la Partita Iva.
Filippo inizia proponendosi alle aziende di comunicazione che aveva conosciuto durante il lavoro da dipendente.
E subito si rende conto che è la mossa giusta.
Infatti appena “scoprono” che ha aperto la Partita Iva, decidono di affidargli qualche lavoretto.
Non si tratta di grosse cose, ma per chi viene da un periodo nero come lui è oro colato.
Filippo non impiega molto tempo per capire che doveva pensarci prima… Tutti quei mesi buttati ad inviare curriculum nella speranza che qualcuno gli rispondesse.
Oltretutto i mesi di disoccupazione gli avevano prosciugato le riserve economiche e presto si trova a dover affrontare una serie di spese personali improrogabili.
Trovatosi con il conto corrente personale prosciugato Filippo inizia a prelevare ciò che gli occorre dal conto della sua attività, stando sempre attento a non esagerare. Il suo metro di giudizio è quello di avere sempre abbastanza soldi per poter far fronte alle esigenze economiche della sua attività.
D’altronde era convinto che uno stipendio se lo doveva pur dare.
E così i mesi passano e arriva il momento della dichiarazione dei redditi.
Quando il suo commercialista gli comunica l’importo da versare al Fisco, per Filippo è come un pugno nello stomaco. Non era per nulla preparato ad una cifra così alta.
Riesci a immaginare a quanto ammontava? Te lo dico io: era un multipolo di quello che aveva in banca…
Non poteva crederci.
Sai com’è finita la storia? Male, anzi malissimo. Filippo ha dovuto chiudere la Partita Iva e si è trovato con un debito che supera i 12.000 euro da pagare a Equitalia.
E lo sta ancora pagando, un po’ per volta. Ma purtroppo non è facile, visto che passa da un contratto di 3 mesi all’altro.
Perché è successo tutto questo e come puoi evitare che capiti anche a te
Te lo spiego subito.
Prima di farlo però ti chiedo di aiutarmi a diffondere il mio blog facendo click sul pulsante MI PIACE qui sotto. A te costa un solo secondo, mentre per me ha molto valore!
Partiamo dicendo che aprire la Partita Iva e mettersi in proprio è sicuramente un passo complicato.
Questo vale sia per chi è alla prima esperienza lavorativa sia per per chi viene da un lavoro dipendente.
Anzi, forse per chi viene dal lavoro dipendente è anche peggio.
Il fatto è che cambia tutto.
Anche la semplice gestione del proprio stipendio può diventare un problema.
Ci hai mai pensato?
I dipendenti da quel punto di vista hanno vita facile. Incassano un netto che è spendibile al 100%. Quindi possono tranquillamente fare acquisti senza incorrere in problemi.
Zero pensieri.
L’unica attenzione è quella di far durare ciò che hanno sul conto finché non arriva lo stipendio del mese dopo…
Tutto qui.
Per chi lavora con la partita Iva invece le cose cambiano drasticamente.
Quando emetti una fattura ad un cliente e lui te la paga, tu ricevi un importo lordo. Lordo significa che ci devi pagare le tasse. Non puoi spendere tutto ciò che incassi, perché in quella cifra sono comprese anche le tasse che tu devi dare allo Stato.
E quando le paghi le tasse? L’anno successivo, con la dichiarazione dei redditi.
Giusto per farti un esempio se apri la Partita Iva a febbraio 2022, le tasse le pagherai a giugno del 2023. Come vedi ne passano di mesi…
In un mondo ideale, chi lavora con la partita Iva dovrebbe fatturare senza prelevare nulla per spese personali durante l’anno. Poi, una volta chiuso il bilancio e pagate le tasse, può finalmente disporre del reddito netto da spendere liberamente.
Ma sappiamo benissimo che questo è possibile solo per lo 0,1% delle persone. Il restante 99,9% ha la necessità di ricevere il proprio stipendio ogni mese.
E quindi i rischi aumentano.
Se pensi che sia un problema di pochi imprenditori con le mani “bucate” ti posso garantire che non è così. Anzi…
L’80% delle imprese italiane corre questo rischio
Questo problema, purtroppo, colpisce in modo particolare le ditte individuali e le società di persone.
E non sono poche. Rappresentano circa l’80% delle imprese italiane.
Devi sapere che queste due tipologie di imprese non hanno obblighi sui loro conti correnti.
In parole povere possono tranquillamente prelevare dal conto aziendale qualsiasi somma per fini personali.
Lo possono fare perché in caso di “fallimento” il titolare e i soci rispondono con tutto il loro patrimonio personale.
Ma torniamo a noi..
Ipotizziamo che tu decida di aprire la Partita Iva. È probabile che dopo 2 o 3 mesi (ma spesso anche prima) inizi a pensare: “E va beh… ma il mio stipendio?”.
E qui iniziano i rischi.
Quanto prelevi?
Come fai a sapere se è troppo oppure no?
Ed è proprio questo che rischiano più o meno tutti. Non hanno un parametro di riferimento.
Perché in Italia questo rischio è così grande?
Vuoi sapere perché?
Ecco il motivo:
Con una pressione fiscale così alta, è facile capire che le tasse da pagare non sono un aspetto da sottovalutare.
Se fossero basse potresti trascurare questo aspetto.
È il caso, ad esempio, di chi ha adottato il Regime Forfettario: paga infatti solo il 5% di tasse.
Capisci che quando la percentuale che devi versare allo Stato è così contenuta, puoi anche permetterti di non considerarla.
Ma se non hai questo regime agevolato, non puoi trascurare questo aspetto durante tutto l’anno.
Rischi seriamente di trovarti come Filippo: senza i fondi per pagare le tasse.
Come si risolve questo problema ?
Quindi, ricapitolando, il problema è che:
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- le tasse in Italia sono alte,
- si pagano troppo in là nel tempo,
- tu fai fatica a gestire i tuoi fondi se non sai quanto è tuo e quanto è dello Stato.
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So già che mi stai per fare questa domanda:
“Ma non è possibile sapere in anticipo quanto dovrò pagherai di tasse l’anno dopo?”
Se chiedi a qualche esperto in materia fiscale, ti dirà di no: le tasse possono essere calcolate solo al momento della dichiarazione dei redditi. Perché le leggi italiane vengono modificate quasi quotidianamente.
Ha ragione?
Assolutamente no.
Seguimi che ti spiego perché non sono d’accordo.
E’ vero che la cifra esatta delle tasse da pagare la si può conoscere solo quando si compila la dichiarazione dei redditi.
Ma a te non serve sapere la cifra esatta.
Tu hai solo bisogno di avere un metro di riferimento per capire quanto di ciò che hai sul conto è effettivamente tuo e lo puoi spendere senza pensieri. In parole povere devi sapere quanto puoi darti di stipendio.
Ed è proprio questo che facciamo nel mio studio: stimiamo le tasse che dovrai pagare e calcoliamo il tuo stipendio netto.
È semplice?
No, ma si può fare. Anzi si deve fare, perché per i nostri clienti è un dato fondamentale!
Questo vale soprattutto nei primi anni di attività, che sono così delicati.
Ti garantisco che l’importo che noi stimiamo è esatto al 91%.
Ma in fondo, per quello che serve a te, è come se lo fosse al 100%.
In che modo lo abbiamo fatto?
Magia? Assolutamente no!
Innanzitutto puntando tutto sulla tecnologia grazie a un software di prim’ordine, che viene costantemente aggiornato in base all’evoluzione della normativa fiscale.
Ma soprattutto siamo riusciti ad “arginare” una cattiva abitudine tipicamente italiana.
Probabilmente non lo sai ma quasi tutti gli imprenditori portano ai loro commercialisti i documenti fiscali (fatture emesse e spese sostenute) solo una volta ogni 3 mesi.
E spesso non li portano neppure tutti, ma si limitano a presentare quelli che servono per calcolare l’Iva da pagare.
Questo è un grave errore.
Perché facendo così non avrai MAI la contabilità aggiornata.
In parole povere, non avrai la minima idea di come sta andando la tua attività.
I clienti del mio studio, invece, ci consegnano i documenti ogni mese. E noi, mensilmente, li registriamo.
Non è che vogliamo complicare loro la vita. Molto semplicemente, se non fanno così non possiamo aiutarli.
E se non possiamo aiutarli, non ha senso collaborare.
Lavorare con la partita Iva: Conclusioni
In quest’articolo hai scoperto come è possibile avere la comodità dello stipendio netto anche se devi lavorare con la partita iva.
In più hai capito qual è l’errore più pericoloso per chi apre la partita Iva e come evitare di commetterlo.
Probabilmente starai pensando:
Quindi mi basta stare attento a questo e il successo è assicurato?
Purtroppo no.
Ci son altri errori da cui ti devi proteggere se vuoi avere successo con la tua attività.
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Alla prossima!
Matteo Camurri
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