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Scopri in quali casi aprire la partita iva è un obbligo a cui non puoi sottrarti neppure se guadagni poche centinaia di euro l’anno

Partita Iva Obbligatoria

Leggendo questo post scoprirai in quali casi aprire la partita Iva è un obbligo e non una facoltà.

Inoltre ti spiegherò per quale motivo non devi cercare nulla su internet riguardo a questo argomento (facendoti risparmiare una montagna di tempo).

Ma soprattutto ti mostrerò un metodo PRATICO, che ti permetterà di capire da solo e senza possibilità di errore, se è arrivato per te il momento di aprire la Partita Iva oppure puoi ancora attendere.

Non male come premessa, vero?

Ok, seguimi…

APRIRE LA PARTITA IVA: OBBLIGO O FACOLTÀ?

Il dubbio di essere o meno obbligati ad aprire la Partita Iva è molto diffuso tra i lettori del mio blog.

Il motivo principale è che molti di loro hanno un approccio al mondo del business diciamo … “light”!

Oggi giorno, infatti, ci sono due modi di iniziare la carriera da “imprenditore”, e sono rispettivamente:

  1. Avviare un’attività mettendosi in proprio,
  2. Iniziare con qualche collaborazione occasionale (cosiddetto metodo “light”).

Nel primo caso non ci sono dubbi. Tutti sanno che per avviare un’impresa è necessario aprire la partita Iva.

Se ti trovi in questa situazione ti consiglio di scaricare la mia guida completa Aprire la Partita Iva – I 7 errori da non commettere.

Scarica GRATIS!

 

Nel secondo caso, invece, le cose non sono così semplici.

Capita sempre più spesso, infatti, di iniziare a lavorare con la famosa prestazione occasionale.

Di solito si inizia con una, poi  diventano due, tre, quattro e via via sempre di più…

E qui iniziano i dubbi!

Essendo specializzato nell'aiutare gli imprenditori a mettersi in proprio, non passa settimana in cui non ricevo almeno 4/5 mail da parte di lettori con un qualche DUBBIO su questo argomento.

E io ho sempre risposto a loro individualmente.

Ma dopo l’ultima e-mail che ho ricevuto mi sono deciso a parlarne pubblicamente, in quanto sono convinto che in molti potranno trarne beneficio, vista l’assoluta disinformazione che circola in rete.

Ecco uno stralcio della mail di cui di parlavo:

Ciao Matteo,

ti scrivo perché mi sto avvicinando ai famosi 5.000 euro di lavori occasionali, quindi fra un po’ mi toccherà aprire la Partita Iva. Hai dei consigli? Ti confesso che sono un po’ spaventato…

Riccardo

 

Effettivamente non c’è da sorprendersi.

Il Fisco italiano spaventa tutti e pertanto l’ansia è più che giustificata.

Ma cosa si può fare per superarla?

Iniziamo con un consiglio pratico: non cercare informazioni sul web su questo argomento.

Vuoi sapere il motivo?

Perché la maggior parte delle informazioni che troveresti sui vari siti e forum  sono letteralmente imbarazzanti per imprecisione.

APRIRE LA PARTITA IVA: STAI LONTANO DAI CONSIGLI DEL WEB

Purtroppo la stragrande maggioranza di coloro che danno consigli su questi argomenti non ha capito nulla di queste tematiche.

Partiamo “debellando” uno dei virus più contagiosi del web ( infatti anche Riccardo ne è vittima…).

Nonostante abbia già affrontato quest’argomento più volte, è ancora opinione diffusa che una volta superato il limite dei 5.000 euro sia obbligatorio  aprire la Partita Iva.

E questa, perdonami la franchezza, è una stupidaggine colossale.

Non esiste alcun limite di reddito che imponga l’obbligo di aprire la Partita Iva.

Nessuno.

Questo, in PRATICA, significa due cose:

  • se superi i 5.000 euro di ricavi non sei obbligato (in AUTOMATICO) ad aprire la Partita Iva,

  • se rimani sotto i 5.000 euro non è detto che tu non sia obbligato ad aprirla.

Quindi i ricavi non sono mai (lo ripeto, MAI) un parametro di riferimento per aprire o meno la Partita Iva.

Probabilmente ti starai chiedendo:

E quindi cosa devo considerare???

I principi da considerare sono due e si riferiscono entrambi alle modalità con cui viene svolta l’attività.

Vuoi sapere quali sono?

Eccoti accontentato:

  1. Abitualità,
  2. Continuità.

Purtroppo non esiste una definizione precisa di questi due concetti ed è necessario “interpretarli” in base ai singoli casi .

E a questo punto iniziano i famosi dubbi di cui ti parlavo prima.

Voglio però darti qualche spunto di riflessione per capire se, alla luce di questi due principi, è arrivato per te il  momento di aprire la Partita Iva.

Aprire la partita iva

ABITUALITÀ e CONTINUITÀ in PRATICA

Un’attività viene considerata ABITUALE e CONTINUATIVA nel momento in cui è svolta con regolarità e sistematicità.

Non conta, invece, il fatto che venga  svolta in via esclusiva.

Cercando di semplificare ulteriormente, eccoti alcune considerazioni pratiche:

  1. se hai un lavoro da dipendente a tempo pieno non sei automaticamente esentato dall’apertura della Partita Iva,
  2. l’attività viene considerata “abituale” se è ripetitiva e, soprattutto, se si stabilizza in termini di frequenza,
  3. chi esercita un’attività stagionale (ad esempio tutti i weekend o tutte le domeniche) in maniera continuativa deve aprire la Partita Iva,
  4. Quanto incassi non conta nulla (lo ripeto, non si sa mai…).

In pratica la Partita Iva va aperta ogni volta che un’attività diventa prevedibile e abbia un suo “ritmo”.

Facciamo un esempio legato allo sport.

Diciamo che ti stai appassionato alla corsa e vuoi iniziare a fare jogging.

Per poterti definire un “jogger” devi allenarti con una certa frequenza e sistematicità. Giusto?

Se corri cinque volte in una settimana e poi per sei mesi non fai nulla, penso sia chiaro che non ci siamo…

Non ha però alcuna importanza la distanza che percorri (assimilabile ai ricavi) e non devi per forza correre tutti i giorni.

Nel momento in cui ti dedichi alla corsa anche solo due volte alla settimana ma in modo costante (la famosa “continuità” di cui ti parlavo prima), allora puoi definirti un jogger.

CONCLUSIONI

In quest’articolo ho cercato di fornirti le istruzioni pratiche per capire se è arrivato per te il momento di aprire la Partita Iva .

Soprattutto spero di aver contribuito a frenare la disinformazione che circola in rete.

Purtroppo già stare in regola con le leggi in Italia è tutto fuorché semplice, se ci aggiungiamo poi le trappole che alcuni seminano per il web diventa praticamente impossibile.

D’altronde sono assolutamente d’accordo con te che sarebbe molto più semplice se le regole fossero più chiare, ad esempio :

Sotto i 5.000 di ricavi paghi il 20% di tasse e stop. Niente partita iva, contributi ecc..

Ma purtroppo almeno per il momento non è così..

Quindi il mio consiglio è di analizzare la tua attività alla luce dei principi che ti ho spiegato e di rispondere alla fatidica domanda:

la mia attività è abituale e continuativa?

Certamente non ho la presunzione di pensare di averti tolto tutti i dubbi..ma sono convinto di averti fornito gli strumenti giusti per rispondere in modo corretto.

Se hai difficoltà in questo passo, allora le possibilità sono due:

  1. Non ti piace la risposta che ti sei dato,
  2. Sei realmente di fronte ad un caso controverso..

In alcuni casi effettivamente mi trovo a dover fare delle vere e proprie consulenze su questo aspetto.

Ma ti garantisco che nel 99% dei casi non sono necessarie.

Quando un cliente mi contatta e mi parla dei suoi dubbi sull'obbligo o meno di aprire la partita iva, inizio spiegandogli quali sono i principi di base (che hai letto in questo post).

Una volta fatto questo, se non è ancora sicuro, procedo con lo studio del suo caso specifico.

“E se alla fine viene fuori che devo aprire la Partita Iva?”.

Beh… come prima cosa ti suggerisco di non farti prendere dal panico e di scaricare la mia guida gratuita in cui ti spiego in modo SEMPLICE e CHIARO quali sono i passi da seguire per non commettere errori risparmiando tempo e denaro.

Scarica GRATIS!

Alla prossima!

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Matteo Camurri

Laureato in Economia e Commercio. Iscritto all'Ordine dei Dottori Commercialisti. Fondatore del primo e unico studio di Commercialisti in Italia specializzato nella Creazione d'impresa. Con questo Blog condivido la mia esperienza per aiutare imprenditori e professionisti ad avviare la loro attività nel modo più Veloce e Sicuro. Sposato con Roberta e padre di Mattia.
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